mercoledì 2 gennaio 2013

Sicilia - Menfi - Il carciofo

Menfi è una delle capitali dell’agricoltura siciliana. Il suo territorio fertilissimo è coltivato a vigneto, oliveto, ortaggi: 9000 ettari di terra scura, soleggiata, che passano da 100 a circa 400 metri sul livello del mare. Oltre 600 ettari sono coltivati a carciofo. Lo spinoso di Menfi è famosissimo, storicamente, anche se in realtà la maggior parte dei carciofi che oggi si coltivano in questi terreni sono riservati a varietà moderne ....

Inizia in questa maniera l'elogio della fondazione slowfood  del carciofo di Menfi. Io adoro i carciofi ... e devo riconoscere che quello di Menfi, soprattutto se appena colto, è una vera e unica delizia. 

martedì 1 gennaio 2013

Web e piccole-medie imprese in Italia


L'unione europea ha classificato le micro imprese (meno di 10 occupati), piccole imprese (meno di 50 occupati), media impresa (meno di 250 occupati). A giugno 2011 Istat ha diffuso i dati relativi al 2009, da cui emerge che le imprese attive nell'industria e nei servizi in Italia sono circa 4,5 milioni. Il 95% di queste imprese ha meno di 10 occupati ed impiega il 47% degli occupati totali. Il 65% non hanno lavoratori dipendenti e sono circa 3 milioni.

L'Italia è pertanto certamente un paese di piccole e micro imprese per cui Internet rappresenta un potenziale fortissimo per farsi conoscere, allearsi e competere, ma solo il 25% di queste 4,5 milioni di imprese ha un sito web, dato che chiaramente scende al 20% tra quelle con meno di 10 addetti.
La dimensione imprenditoriale, la cultura aziendale più orientata alla qualità del prodotto e meno alla promozione dello stesso, unito alla poca famigliarità con il web da parte di molte aziende italiane sta determinando un forte divario tra le potenzialità che questo rappresenta nei bisogni del cliente e quello che invece le nostre aziende sono in grado di offrire. E' necessario pertanto capire ed ogni caso aziendale è diverso in tal senso, se è necessario crearsi un sito, se esistono altri strumenti digitali (profili facebook, siti vetrina ecc. ecc)  in grado di soddisfare il bisogno della propria clientela effettiva e potenziale o strutturarsi quanto prima.

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info commerce o R.O.P.O. in Italia


Il ROPO (Research on line, purchase of line) è l'attività di cercare le cose ed informazioni on line (Research on line) per poi acquistare sul territorio o nei negozi fisici (Purchase off line),  altrimenti detto info-commerce è molto diffuso in Italia (87% naviganti, +o- 23 milioni di persone  in Italia).

Sito, newsletter o profilo social network sono per questo motivo un'importante opportunità per le aziende per soddisfare la richiesta di informazioni che arriva dalle persone, sia che si approcino al nostro ambiente casualmente sia per suggerimento di qualche "amico" sia che lo facciano avendoci già pianificato tra le loro scelte, sono tutti clienti potenziali.
Siti in cui tutto si muove con bellissime presentazioni animate o solo con delle bellissime fotografie o altresì troppo pieni di informazioni e codici ermetici  o con contenuti concentrati in Intranet inviolabili sono tutti siti paragonabili a dei negozi in cui il venditore è antipatico con la clientela o peggio ancora muto, e pertanto impossibilitati a trasmettere le informazioni al cliente che in quel momento invece sta pianificando un acquisto.
Abbiamo visto quanto e-commerce sia interessante per i mercati esteri (Ecommerce passaporto per made in italy?), quanto stia crescendo la propensione per l'acquisto on line (Ecommerce e couponing nel 2011), ma il motivo principale per cui credo nel e-commerce non è per ciò che si può o meno vendere effettivamente on line, ma piuttosto per la sinergia che si innesta tra vendita on line ed off line, in altre parole solo un sito impostato sul ecommerce b2c o b2b2c è in grado di soddisfare tutti i bisogni del cliente nel momento in cui fa info-commerce.  Struttura, strategia, usability, seo e contenuti sono finalizzati alla soddisfazione del cliente e quindi al suo acquisto, sia esso alla fine on line o off line.

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Difficoltà logistiche ed economiche di una rete vendita in Italia


Interpretare correttamente la distribuzione in un paese come l'Italia è un fattore critico di successo che assicura all'azienda vantaggi competitivi notevoli. Tutto nasce dal esigenza di coprire adeguatamente un territorio, ad alta densità di popolazione, ma distribuito su un territorio lungo (Milano - Palermo 1500 km) e dalla logistica est - ovest (specialmente al centro sud) piuttosto articolata e complessa.


L'Italia è particolarmente disaggregata con una limitata presenza di grandi aree metropolitane e un numero molto grande di centri di medie dimensioni; basti pensare che Londra ricopre il 15% del Regno Unito, Parigi più del 12% e Roma + Milano non raggiungono neanche 8% della popolazione nazionale. Ciò determina una forte dispersione dei consumi sul territorio con un limitato volume e massa critica per punto vendita. In altre parole per assicurare una buona distribuzione di prodotto, occorre fornire un numero molto più ampio di punti vendita rispetto a altri paesi. In considerazione inoltre del fatto che molti centri in base al loro valore turistico sono soggetti a stagionalità di vendita non omogenee è molto complesso creare in Italia una forza vendita efficiente.

Il dilemma sta quindi nella relazione tra il coprire adeguatamente un territorio e i costi che l'azienda può sopportare. In quest'ottica le variabili da considerare sono :

  • il fatturato 
  • il margine derivante dalla vendita dei prodotti
  • la numerosità dei clienti 
  • concentrazione top client
  • la tipologia dei canali distributivi prevalenti
  • tipologia prodotto (soprattutto contenuto tecnico associato)
  • Notorietà - facilità di vendita 
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Le aziende web oriented cavalcano la crisi


Le imprese web oriented hanno registrato un incremento di vendite dell'1,2%, rispetto alla riduzione del 4,5% delle imprese "low web": la differenza è del 5,7%. Le imprese "high web" segnano inoltre un aumento del 14,7% delle vendite internazionali.

Gli investimenti pubblicitari su internet in Italia segneranno entro l'anno un aumento del 12% rispetto al 2011. Inoltre, la previsione per il 2013 è di un incremento del 10%. Sono le stime dell'Interactive Advertising Bureau (Iab). Il quadro nazionale, invece, registra una riduzione tendenziale complessiva per le campagne promozionali dell'8,4% nell'anno in corso e dello 0,7% per il prossimo, secondo dati Nielsen.
I video online raggiungono 89 milioni di euro di investimenti pubblicitari, con un aumento nell'ultimo anno dell'85% rispetto al 2011. E rivelano anche una trasformazione culturale in atto. Secondo Iab il 2,5% delle somme di denaro destinate alle campagne promozionali è passato dalla televisione ai diversi format di filmati disponibili su internet, in scia all'evoluzione degli interessi del pubblico. In particolare, emergono le catch-up tv e le tv on demand, con un incremento di audience del 750% negli ultimi due anni: al tradizionale palinsesto lineare si affianca un menu di programmi scelto dagli utenti.
“Il video è una traslazione di investimenti che arrivano dalla televisione. Negli ultimi due anni sempre di più ci si abitua a una fruizione di contenuti quando abbiamo tempo o ci fa piacere”, ha dichiarato il presidente di Iab Italia. In Italia la penetrazione di internet è al 54%: resta indietro rispetto a Regno Unito (78%), Germania (77%) e Francia (71%). 

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Turismo online : non è un affare made in Italy


Il turismo on line è un business, ma per le aziende straniere, e l’Italia, continua a perdere PIL che esso genererebbe se realizzato made in Italy. 

Posizione
Sito internet
Voti (in %)
1
expedia.it
12,0%
2
ryanair.com
8,5%
3
lastminute.com
7,5%
4
booking.com
6,9%
5
edreams.it
5,1%
6
tripadvisor.it
4,0%
7
volagratis.com
3,5%

 Analizzando la classifica dei siti ecommerce di servizi turistici bisogna arrivare alla settima posizione per trovare una matrice italiana, anche se cono sede in svizzera. Risulta invece evidente che in Italia le Olta (on line travel agency) hanno tyrovato una terra vergine e che si è probabilmente perso troppo tempo nel dibattito tra operatori di settore sulle modalità di distribuzione, multicanale si o multicanale no. L’analisi è infatti impietosa, dagli ultimi dati risulta che  18,4 miliardi è il valore del ns. turismo in totale , di esso il 17% - pari a 4,2 miliardi – viene intermediato dal web ed il 17% - pari a 4 miliardi  - quello intermediato tramite gli operatori tradizionali.

Il problema è che l’Italia, da un lato lenta nel adozionedelle nuove tecnologie ma soprattutto incapace a superare settorialmente le incopatibilità commerciali derivanti dalla multicanalità si è fatta portare via market share dalle aziende straniere. Le Olta  vedendo ancora un potenziale da sviluppare sono venute a prendersi le quote di mercato italiane. Cina, Perù e Italia sono considerati i bacini di clientela strategici prechè ancora lontani dal tasso di penetrazione dell’online. (sfiora solo il 20%) definito saturo come la media europe, pari al 35%.
Una nota di merito va ad Alpitour che non solo è entrata sul mercato on line, che con la formula 10 + 90 che risolve i limiti delle carte di credito se da un lato in base ai risultati di fatturato e posizionamento difficilmente può dirsi soddisfatta ha dimostrato di avere studiato limiti e  criticità.  

Turismo organizzato e rivoluzione digitale in Italia


Turismo organizzato e rivoluzione digitale


L'osservatorio multicanalità (www.multicanalità.it) ha dichiarato che circa il 30% dei naviganti ha già fatto degli acquisti on line, ma che la propensione al acquisto on line  sta registrando una crescita del + 89%. Il turismo (voli e soggiorni brevi hotel) è sempre il primo settore (52%) per importanza sia in valore assoluto sia in termini di percentuali del ecommerce italiano, ma che in realtà oggi la vendita on line sta crescendo maggiormente negli altri settori merceologici (+24%). 

Il fatto certamente più interessante è che chi (13 milioni di Italiani) compra on line non lo fa tanto per il prezzo più basso (27%), ma soprattutto per la comodità (41%) e per la gamma di scelta molto più ampia (29%).
Il ROPO (Research on line, purchase of line) è l'attività di cercare le cose e informazioni on line (Research on line) per poi acquistare sul territorio o nei negozi fisici (Purchase off line),  altrimenti detto info-commerce è molto diffuso in Italia (87% naviganti, +o- 23 milioni di consumatori). Il 70% dei naviganti consulta con finalità turistiche attivamente siti e forum dedicati agli alberghi come Trip Advisor.
La verità è che fenomeni come facebook (27 milioni di profili, di cui 16 milioni si connettono una volta al giorno in Italia) e gli smartphone (20 milioni di smartphone in Italia) famigliarizzano al web  una fascia sempre più ampia della popolazione, il cliente è quindi sempre più multicanale.

Per affrontare questa rivoluzione digitale dobbiamo quindi rivoluzionare il nostro settore che per troppi anni ha invece voltato le spalle a tutto ciò che è tecnologia e web, il problema non è se il consumatore sceglie la ns. agenzia o tour operator rispetto a un'altra, ma che questi sia invece propenso a scegliere il nostro canale.
  •             La tecnologia non dev’essere pensata più come un vantaggio competitivo, ma come lo standard che permette al consumatore di rivolgersi a noi. Se ognuno di noi usa software, booking engine, linguaggi e app più o meno performanti, ma complicati in quanto differenti … le singole aziende otterranno forse qualcosa di più nel breve, ma perderanno tutti nel lungo periodo.
  •             La maggior parte dei siti turistici che conosco, sono come dei bellissimi negozi con dei negozianti muti. Il web non dev’essere più pensato solo come ecommerce, ma soprattutto come strumento di consulenza e informazione. La gente on line cerca soprattutto informazioni e risposte …. se non sviluppiamo quest’aspetto consegniamo i nostri clienti a chi fornisce loro le risposte.  
  •       Basta più o meno rigide politiche commerciali e quindi siti più o meno B2B o B2C. Sono anacronistici e non fanno altro che creare confusione nel consumatore. Questi sa che cosa e come lo vuole, intermediazione e disintermediazione sono problemi nostri e se non siamo chiari suggeriamo ai clienti semplicemente di disintermediare. Mettiamoci d’accordo.



  • Il settore del turismo organizzato è sempre più povero, sempre più piccolo e sempre più malato di nanismo, è pertanto inutile che Vi siano così tante associazioni di categoria (ASTOI, FIAVET, ASSOTRAVEL, FEDERTURISMO, AINET ecc), che non fanno altro che sottolineare il nanismo che caratterizza il settore e quindi la sua debolezza. Da un lato che queste si uniscano sotto un unico cappello e dal altra continuino a essere degli attivi gruppi di lavoro mirati a coprire le esigenze dei loro associati, solo in questo modo si può avere un attore con il peso specifico di coordinare e affrontare quanto sta avvenendo. 
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